Limited Edition by Denise Bistolfi

La Leggenda Maya del Colibrì

Il colibrì è uno degli uccelli più affascinanti al mondo, soprattutto per la sua capacità di poter rimanere quasi immobile a mezz’aria, grazie al suo velocissimo battito di ali. Le piume del colibrì erano considerate magiche dai Maya, la civiltà mesoamericana che ha vissuto fino all’epoca colombiana tra Guatemala, Messico e altri paesi dell’America Centrale. La devozione per questo uccello deriva da un’antica leggenda che si colloca all’inizio del mondo, quando gli dei modellarono argilla e mais per dare vita alle creature della terra. Ad ogni albero, pietra e animale fu assegnata una missione. Quando ebbero finito, si resero conto di non aver affidato ad alcuno il compito di portare i loro pensieri e gli auguri da un luogo all’altro. Non c’era però più materiale per creare un nuovo animale, così gli dei, creatori del possibile e dell’impossibile, decisero di fare qualcosa di più speciale. Presero una pietra di giada e scolpirono una freccia, che simboleggia il viaggio. Trascorsi un paio di giorni, soffiaro così forte che la freccia volò attraverso i cieli fino a diventare un bellissimo uccello multicolore. Così nacque “x ts’unu’um”, il colibrì, che iniziò a trasportare pensieri e desideri. Le sue piume erano così fragili e leggere che il colibrì poteva avvicinare i fiori più delicati senza muovere un solo petalo. Ad un certo punto gli uomini iniziarono a catturare il bellissimo uccello, ammaliati dalla bellezza delle sue piume. Gli dei si arrabbiarono e dissero: “Se qualcuno oserà prendere ancora un colibrì, verrà punito con la morte”. Questa è una delle spiegazioni mistiche al fatto che è praticamente impossibile catturare un colibrì…gli dei lo proteggono. Ancora oggi la missione del colibrì è portare buoni pensieri, desideri e benedizioni oltre il tempo e lo spazio. Vederne uno è sintomo di fortuna: qualcuno da lontano sta inviando auguri e amore.

Denise Bistolfi

E’ una grafica – illustratrice di Castelceriolo (Alessandria), nata sul finire degli anni ’80. Ha sempre amato due cose: disegnare e scoprire il mondo. Appena può, parte: città d’arte, capitali europee, mete culturali; tutto, purché sia circondata di arte, creatività e possa imparare nuove cose. Dopo il diploma in maturità scientifica ha seguito le sue passioni e lo studio l’ha portata a Milano, svelandole una ricchezza culturale di cui ancora oggi è grata. Nel capoluogo lombardo, infatti, ha trovato gli stimoli personali e creativi che cercava e ha completato il suo percorso universitario, laureandosi all’Accademia di Belle Arti di Brera, con una tesi dal titolo: “Le etichette da vino – storia, grafica e cultura”. Rientrata in provincia, ha voluto mettere in pratica ciò che aveva appreso in università, accumulando diverse esperienze e collaborazioni. L’arrivo del Covid ha cambiato il mondo e anche le sue aspettative professionali, così ha deciso di puntare su di se e ha avviato la libera professione, per avere la possibilità di esprimersi e perseguire i suoi interessi artistici. Un po’ per gioco, un po’ per celebrare Alessandria, ha deciso di partecipare a un contest che invitava a immaginarsi una città diversa, utopica. Da sempre ama il colore e l’eccentricità nell’arte ed ecco la sfida: “colorare” la città grigia per eccellenza. Da allora non si è più fermata! La sua ispirazione è la cultura popolare messicana, le tradizioni di questo grande paese e la capacità dei suoi artisti di esaltare ambienti e figure attraverso un uso coraggioso del colore.  Con la sua arte vuole evocare emozione e raccontare che tutto può essere meglio di come appare, se cambiamo lo sguardo e usiamo la fantasia. Per riuscirci, si serve del gioco, dell’immaginazione, della forza dei colori, alimentando quella creatività che ci aiuta ad “andare oltre”, a sognare, a riempire di bellezza e stupore il nostro quotidiano.

 

Il progetto spiegato  dall’artista!

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